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mercoledì 9 maggio 2012

La mamma è sempre la mamma


“Non scorderò mai mia madre, perché fu lei a piantare e nutrire i primi semi del bene dentro di me”  Immanuel Kant

Domenica prossima, 13 maggio,  festeggeremo tutte le mamme. E uno dei regali che ancora va per la maggiore in questa ricorrenza è li libro: il classico, i best seller, la narrativa rosa, le novità.  Letture per tutti i gusti. L’unica attenzione, per scegliere bene e fare un pensiero gradito, è tener conto dei gusti, del carattere della persona a cui lo si regala. Perché un libro rivela molto della persona che lo legge. Ci siamo fatti aiutare da Carola della Libreria Feltrinelli di Pavia per capire i gusti, tendenze e farci consigliare sul regalo da proporre alle nostre mamme.

Il libro è uno dei regali più graditi per questa ricorrenza.
Assolutamente sì, graditi e ricercati. Insieme ai fiori che comunque sono sempre una valida alternativa.
Quali sono i generi più indicati?
Negli ultimi anni vanno per la maggiore i libri di cucina e la narrativa rosa. Come autori nella sezione cucina la Parodi ha riscosso e riscuote ancora molto successo mentre nei romanzi rosa la Casati Modigliani e Sparks sono intramontabili.
Esistono degli “evergreen” che vengono riscoperti annualmente?
Più che “evergreen” ogni anno vengono pubblicati libri appositamente per la ricorrenza e che vengono promossi, come “Il bello delle mamme”, “Cuore di mamma”, “La mamma è sempre la mamma”.
Un libro che ogni mamma dovrebbe avere?
“Le madri non sbagliano mai” di Giovanni Bollea: questo libro dimostra che essere genitore non è poi così difficile come si pensa.




La confusione e il dubbio di fronte ai propri figli è una cosa naturale. L’unica premura è non farsi prendere dallo sconforto o dall’eccesiva ansia. IL libro di Bollea, Le madri non sbagliano mai” è un valido supporto quando un genitore si pone domande e attende risposte di buon senso.
Suddiviso in brevi capitoletti - la madre, il padre, i figli, i fratelli, i nonni, la scuola, la TV, la lettura – l’autore mette nero su bianco l’esperienza dei suoi incontri con i genitori e segue lo stesso metodo della seduta, lasciando al lettore la libertà di riflettere, interrogarsi e trovare una risposta, senza preoccupazioni.
Le madri non sbagliano mai dimostra invece come l'arte di essere genitori non sia poi così difficile. Basta avere le informazioni fondamentali sulle diverse fasi di sviluppo del bambino e sulle sue esigenze primarie, e utilizzare gli strumenti antichi e semplici dell'amore, dell'ascolto, dell'esempio. Basandosi sull'esperienza clinica e sul proprio metodo di lavoro, Giovanni Bollea offre ai genitori, con chiarezza, naturalezza e un po' di humour, uno strumento duttile di comprensione e una chiave educativa generale per affrontare con serenità i singoli problemi specifici. Guardando ai fatti quotidiani e alle questioni prosastiche della vita familiare si getta luce anche sull'obiettivo principale e più lontano, quello di fare del proprio figlio un bambino felice e un cittadino responsabile: insegnargli a vivere.

Giovanni Bollea (Cigliano, 5 dicembre 1913 – Roma, 6 febbraio 2011) è stato uno psichiatra e medico italiano, padre della moderna neuropsichiatria infantile. ltre al compendio di neuropsichiatria infantile ed a più di 250 lavori, ha pubblicato il bestseller “Le madri non sbagliano mai” (Feltrinelli).
Le madri non sbagliano mai, Feltrinelli, pagg. 176, 7 euro


martedì 1 maggio 2012

Alice senza niente

“D’accordo, che m’importa, ho il mio libro a cui pensare. Lo intitolo “Alice, di professione aspirante”. Perché è questo che sono: un giorno aspirante cassiera, un giorno aspirante bancaria, un giorno aspirante infermiera, e sempre e comunque aspirante aria.” (da Alice senza Niente, di Pietro De Viola)

Primo Maggio. Su facebook lancio la provocazione che forse il primo maggio di quest’anno deve servire più che a festeggiare il lavoratore a riflettere sulla attuale condizione lavorativa del nostro paese, sulla disoccupazione e sulla mancanza di dignità. Mi rispondono in tanti. Perché non è vero che c’è indifferenza nei giovani, c’è solo dove non si vuole sentire. L’urlo dei giovani è forte e ben distinto.  La conferma della forma del disagio e della dimensione del problema  è il successo editoriale, e il seguito, del romanzo di Pietro De Viola, Alice senza niente.
Un romanzo che parla di una giovane donna, Alice, alle prese con l’inserimento nell’attuale mercato del lavoro. Un susseguirsi di no, precariato, frustrazione. E dopo tanto impegno alla fine cosa ha Alice? Niente.
Lanciato come ebook gratuito in rete sono state scaricate più di 950 copie dal sito dedicato al romanzo in meno di ventiquattrore ore.
Abbiamo raggiunto lo scrittore, Pietro De Viola, per farci spiegare l’idea del suo romanzo.





Vista la sua esperienza e quella della protagonista, il libro sembra un romanzo autobiografico.
È vero, molti hanno colto questa “identità”. Ma io ho sempre voluto spiegare che “Alice senza niente” è l’autobiografia di milioni di giovani italiani. Che poi potesse essere anche la mia mi sembra una cosa meno importante.
Come è nata l'idea di questo libro?
Era appena scaduto l’ennesimo contratto trimestrale, mi ritrovano nuovamente disoccupato e in bilico sul nulla. Ho detto: “basta, faccio qualcosa per me stesso, è giunto il momento di provare a sognare. Se non lo faccio ora non lo faccio più.” L’ho fatto.
Cosa caratterizza la protagonista, Alice?
In poche parole: vertigine, disillusione, fame (e non solo di vita e sogni.)
E’ un libro in cui, a suo giudizio, i giovani italiani posso facilmente immedesimarsi?
Si, purtroppo possono immedesimarsi. La conferma sono le centinaia di lettere che ricevo ogni giorno.
Alice senza niente è stato un fenomeno di comunicazione sensazionale. Come nasce l'idea del' ebook gratuito?
Di notte, svegliandomi all’improvviso. Ho detto: cavoli, non l’ha fatto ancora nessuno! Poi ho scoperto che in realtà qualcuno l’aveva già fatto, ma è andata bene lo stesso.
I social network hanno aiutato la propagazione di questo romanzo e hanno aiutato la nascita di questa comunità di giovani ‘Alice senza niente’ che si confrontano quotidianamente.
Si, e questa è una cosa straordinaria. Poter comunicare con chi ti ha letto, rispondere alle varie curiosità, a volte “scontrarsi” su alcuni punti, credo rappresenti una opportunità per tutti quelli che vorrebbero scrivere per vivere
Da contratto a termine a essere scrittore. Emozione?
Io sono uno scrittore???
Sta già lavorando ad un altro libro?
Si, ma non credo che uscirà mai. 
Le piace leggere?
Tantissimo. Preferisco leggere a scrivere. Anzi, direi quasi che scrivere non è che mi piaccia così tanto.
Una curiosità: il suo libro o autore preferito?
Questa è una domanda cui non so rispondere. Ho amato autori straordinari, e tutti occupano il primo gradino di un podio immenso. Penso solo a Miller, Gogol, Dostoevskij, García Márquez, Foster Wallace, Pirandello... Rischio di non fermarmi più.

Rispondo e chiudo sul mio post di facebook dicendo che forse il vero problema del nostro paese è l’indifferenza. Perché solo chi vive la condizione del precariato e della disoccupazione se ne interessa. Gli altri, ringraziano di non esserci, e poi timidamente, si dimenticano del problema. Una presa di coscienza collettiva: mi tornano nella mente queste parole.
E penso che anche io sono, in fondo, un’ Alice senza niente. Lo siamo un po’ tutti. E la propagazione dell’iniziativa su twitter #iosonoalice lo conferma. Provate a farci un giro e scoprirete perché. Prima di spegnere tutto attacco uno stick sul mio pc con la scritta #iosonoalice. Alice senza niente si è in tanti, tantissimi, in Italia. Il romanzo ha riunito le voci e ha ridato coraggio. Non si è  più soli.

Il suo sogno più grande di Alice è quello di riuscire, prima o poi, a diventare almeno precaria.



Pietro De Viola è nato in Sicilia nel 1980. Laureato in Scienze politiche, ha lavorato (mai per più di tre mesi di fila) come insegnante privato, volantinatore, agente immobiliare, operaio generico, cassiere, magazziniere, repartista, venditore telefonico, operatore fiscale. Questo è il suo primo romanzo.
Alice senza niente, Terre di mezzo, pagg.94, euro 10. 

giovedì 26 aprile 2012

La prova del cuore

 Chef stellato di origini trentine, volto noto per la sua presenza nel programma La prova del cuoco, è titolare del insieme al suo fratello gemello del Ristorante di famiglia Orsogrigio di Ronzone. Ma grazie al suo nuovo libro, una raccolta di ricette, abbiamo scoperto molto di più di lui: che è una persona semplice e solare, legate alle origini, che ama scoprire, inventare, ma anche rimanere legato alla tradizione. E, soprattutto, quando gli chiedi aiuto non volta le spalle, proprio non ce la fa. Così ha detto lo chef Cristian Bertol quando l’abbiamo contattato, qualche giorno fa, e nella Val di Non nevicava ancora: abbiamo parlato del suo nuovo libro, di ricette, di cucina. E dopo la chiacchierata mi posso ritenere soddisfatta:  perché condividiamo la stessa passione per lo strudel alle mele: amiamo cucinarlo con gli stessi ingredienti e la stessa semplicità, anche se le sue dritte, come leggerete, sono fondamentali per una sorprendente riuscita.



Cristian, partiamo dal tuo nuovo libro: una raccolta di 60 ricette, dal titolo la Prova del cuore.
L’idea nasce dall’amicizia forte con il Presidente della Fondazione Trentina per l’Autismo. Era da tempo che parlavamo di cosa potessi fare io per loro. Alla fine, con molto impegno, ho deciso di fare questo libro, che nasce proprio per aiutare loro (il ricavato del libro va interamente alla Fondazione, ndr). La prima edizione è stata solo regionale: abbiamo venduto ventimila copie in quattro mesi. Con Giunti poi abbiamo pensato di estendere il progetto a livello nazionale.
Chef e scrittore?
L’ho fatto per solidarietà. A me piace cucinare innanzitutto. Non ho mai pensato di scrivere.
Ho trentotto anni e di libri di cucina li scrivono tutti. Quindi non ho mai sentito l’esigenza di prendere in mano la penna per scrivere un libro di mio pugno. Anche perché di carattere io cerco sempre di imparare, non di insegnare.
Com’è stato lavorare al libro?
Un impegno enorme, veramente. Lavoravo tutto il giorno e poi nelle ore libere mi dedicavo al libro. Dormivo poco, ma in compenso mi sono divertito tanto a realizzarlo. Sono riuscito anche a valorizzare molti aspetti della cucina trentina a cui io sono legato.
Un seguito al tuo libro?
Perché no. Mi piacerebbe tanto.
Cosa ti piace cucinare?
Amo cucinare in generale, amo creare come il bambino si diverte con il Pongo, esattamente come un gioco. Ma se devo scegliere un piatto mi piace proporre la carne salada con la marinatura al TrentoDoc, accompagnata, in base alla stagione, da asparagi bianchi o carciofi. Io adoro i carciofi di Albenga.
L’ingrediente che non manca mai nella tua cucina.
L’olio d’oliva di Riva del Garda. E’ un buon olio, ‘ruffiano’, non è molto carico, dolce ma ha carattere.
Quali sono i piatti da rivalutare sulle nostre tavole?
Quelli della tradizione povera, ad esempio la lingua di vitello, la guancia di bue.
Quanto il Trentino c’è nei tuoi piatti?
Tantissimo, l’ottanta per cento. Ho girato tanto per lavoro e sono cresciuto professionalmente con la convinzione che le tradizioni sono importanti e noi chef dobbiamo conservarle, grazie alla cucina. In generale poi io non sono uno legato alla moda.
Come definiresti quindi la tua cucina?
Semplice ma con gusto.
Che piatto consiglieresti ai lettori di cucinare in famiglia?
Non ho dubbi, lo strudel. E’ un piatto che vince su tutto. Cucinato con la mele renetta e con pochi ingredienti, perché è lei la regina del piatto. Io ci aggiungo pinoli, uvetta e cannella, e al posto della pasta sfoglia io faccio la pasta matta – che si chiama così perché quando la tira da una parte si ritira dall’altra – composta da acqua, olio di semi, farina e aceto di mele.
E per una cena ‘a due’?
Io sono un romanticone quindi vi consiglio un sufflè al cioccolato dal cuore tenero abbinato ad un buon moscato giallo del Trentino.
In entrambi i casi hai consigliato due dolci..
Condivido una regola fondamentale della cucina: i commensali si ricordano sempre il primo piatto e l’ultimo. Per questo secondo me sono molto importanti i dolci. E poi nel caso della cena ‘a due’ ricordo a tutti gli uomini che le donne si prendono per la gola!

Nel volume, pubblicato da Giunti Editore con Rai Eri, Cristian si racconta: la dura scuola di suo padre, le prime esperienze lontano da casa già a 16 anni, l’apprendistato presso i cuochi più importanti d’Italia e del mondo fino al ritorno nella sua Val di Non, la Stella Michelin, l’apertura - con l’adorato fratello gemello Renzo - dell’hotel 5 stelle accanto allo storico ristorante di famiglia, l’esperienza della tv, che lo vede ogni settimana alla Prova del Cuoco.



La prova del cuore. Le mie ricette, la mia passione, Editore Giunti, pagg 160, 16,90 euro

venerdì 20 aprile 2012

La luce sugli oceani

La torre di pietra bianca si stagliava sul cielo d’ardesia. Era alta quasi quaranta metri, e Tom fu colpito non solo dal fatto che era molto più alta degli altri fari dove aveva lavorato, ma anche dalla sua esile eleganza. Entrando dalla porta verde trovò più o meno quello che si aspettava. Lo spazio poteva essere attraversato con un paio di falcate e il suono dei loro passi rimbalzò come una pallottola vagante sui pavimenti verde lucido e sulle pareti curve imbiancate.
Tom salì fino al quinto livello, proprio sotto la stanza della lanterna dove batteva il cuore amministrativo del faro. Lì c’era la scrivania con i registri, l’apparecchio Morse, i binocoli.
Nella torre era proibito tenere letto o altro mobilio, ma c’era almeno una sedia di legno con lo schienale diritto e i braccioli consumati da generazioni di mani ruvide.  (da La luce sugli oceani di M.L. Stedman)

Chi può dire se la nostra decisione è giusta o sbagliata, se la prendiamo per desiderio e  amore? E se non fosse esattamente la cosa giusta da fare qual è il prezzo? Il segreto.
 Questa è la storia emozionante di una coppia che abita su un’isola remota, lontano dai rumori, lontano dalla civiltà.
Isabel ama la luce del faro tra gli oceani, che rischiara le notti. E adora le mattine radiose, con l'alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la scogliera e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si stendono come un tappeto senza confini.  Sull’isola con Isabel abita Tom, suo marito e guardiano del faro.
Il lungo silenzio dell’isola una mattina viene infranto da un grido destinato a cambiare per sempre la loro vita: è il tenue vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la bambina senza nome è il regalo più grande che l’oceano le abbia mai fatto. È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua. La chiameranno Lucy. Nessuno lo verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà mai a cercarla. 

Le regole per essere un guardiano del faro

Ogni barca che dall’orizzonte solca l’oceano e tocca la costa deve essere registrata e segnalata.
Così come la sua provenienza e la sua destinazione.
E se un giorno il guardiano omettesse l’arrivo di una di queste?

Ogni singolo articolo o bene presente sulla barca deve essere passato al vaglio del guardiano del faro. Dopo l’ispezione deve essere archiviato nel Registro dell’Equipaggiamento.
E se il guardiano si trovasse davanti a un regalo, il più grande che l’oceano gli abbia mai fatto?

Ogni membro dell’equipaggio, adulto o bambino che sia, e ogni animale presente sulla barca deve essere documentato e si dovrà svolgere una ricerca circa la sua provenienza.
Ma se la moglie del guardiano gli chiedesse, per una sola volta, di non compiere il proprio dovere? Se dentro quella barca si nascondesse la figlia che lei ha sempre desiderato?

Ambientazione cinematografica, un’isola remota, un faro che domina la scena, la distanza dalla civiltà: immagini e descrizioni suggestive perfettamente armonizzate dalla scrittrice. 
Le parole si snodano tra una pagina e l’altra come onde, e si fa attenzione si può sentire–immaginare il rumore del mare che si infrange sugli scogli vicino a quel faro. Un faro che non ti abbandona, che ti dà una speranza, che illumina. Ma fino a quando? Più che una speranza per i protagonisti è motivo di introspezione, di cambiamento, di una riflessione. Perché il faro-vita non sempre ti dona esattamente quello che chiedi, ma ti guida verso il tuo destino, che a volte può non coincidere con il nostro amore.
E quel faro illumina la strada anche ad una mamma disperata che non smette di combattere per ritrovare il suo unico motivo di vita, la sua bambina dispersa.
Questo è il un punto in cui amore e colpa si incontrano, e non ci lasceranno più.



Un romanzo destinato a diventare un successo editoriale mondiale. 
Dal 3 maggio in tutte le librerie italiane, edito Garzanti.    

M.L. Stedman è nata e cresciuta in Australia Occidentale e ora vive a Londra.  La luce sugli oceani è il suo primo romanzo.

Per maggiori informazioni: http://www.lalucesuglioceani.com/
Per partecipare al concorso Cattura il tuo mare:



giovedì 19 aprile 2012

La vendetta dei pirati

Un grido riempì la grande cabina del bastimento, illuminata soltanto da una lanterna e dalla luce del sole che filtrava dai fori sulla chiglia. Per via delle onde la nave oscillava e questo faceva sentire terribilmente male la signora Ligte, che urlò di nuovo, divincolandosi sul tavolo su cui era sdraiata; la sua mano strinse la presa su quella della donna che la vegliava (da La vendetta dei Pirati di Gruppo Albatros Il Filo)

Romana di nascita, a otto anni ha cominciato a scrivere le prime storie, brevi e fantastiche. All'età di dieci anni ha scritto il mio primo romanzo e d'allora non si è più fermata. Il suo sogno è di diventare una scrittrice. Una particolarità: adora i pirati. E da questa passione è nato
La vendetta dei pirati,  il suo primo romanzo edito.
Abbiamo incontrato la giovane e promettente scrittrice Emanuela Ruggeri per parlare con lei del suo debutto letterario. 



Come è nata la tua passione per la scrittura?
Scrivo da quando ero molto piccola. All'età di otto anni mi divertivo a scrivere storie brevi. A dieci anni ho scritto il mio primo romanzo e d'allora non mi sono più fermata. Scrivo ogni giorno, in ogni
momento perché ne ho bisogno ed è l'unica cosa che mi piace fare veramente
Come nasce il tuo libro?
Dalla passione che coltivo per i pirati. Avevo dodici anni quando ho buttato giù le prime bozze del romanzo, che ho ripreso in mano sette anni dopo. In un anno mi sono documentata
tantissimo sui pirati e ho cercato di migliorare la storia, aggiungendo nuovi personaggi, nuovi capitoli e curando maggiormente lo stile. Per questo sono molto affezionata a ‘La vendetta dei pirati’, che occupa un posto particolare nel mio cuore.
A chi è destinato?
Il libro è destinato soprattutto ai ragazzi che amano l'avventura, ma può essere letto anche da persone adulte, specialmente quelle a cui piacciono le storie sui pirati e le avventure in mare
Ci spieghi la trama del romanzo?
Mila Ligte è la figlia del pirata più temuto dei sette mari. Fin da piccola sogna di poter seguire le sue orme ed entrare a far parte della ciurma della Drago Rosso, la nave dove è cresciuta; ma essere un pirata significa cancellare definitivamente ogni forma di pietà, non è una cosa per donne. Quando, però, il padre di Mila viene ucciso da Occhio Avvelenato, suo acerrimo nemico, la ragazza giura vendetta e, assieme al fratello e al suo amico Jimmy, tenterà di ritrovare il
Marchio Oscuro per regolare definitivamente i conti con il suo capitano.
E' una storia in cui non si intrecciano temi come il coraggio, l'amore, l'amicizia e la famiglia.
Il passo del libro secondo te più significativo?
Per Mila il futuro era già tracciato: sarebbe diventata una donna colta e istruita, avrebbe avuto dei figli e mai avrebbe sposato un pirata. Così voleva la madre, che però non immaginava che un
avvenimento significativo avrebbe cambiato la vita di sua figlia.
Ti piace leggere?
Tantissimo. Adoro leggere, soprattutto i libri d'avventura. Divoro un libro dietro l'altro.
Il tuo libro e autore preferito
Ci sono moltissimi autori che mi piacciono: J.K. Rowling, Tolkien, Barrie, Bernard Cornwell.
Ad essere sinceri, non c'è un libro in particolare che preferisco. I libri che mi sono rimasti nel cuore,
però, sono Peter Pan, Il Signore degli Anelli e la saga di Harry Potter.

Il dolore e la sofferenza la paralizzavano. «Coraggio! Un altro sforzo ed è tutto finito! Ci siete Wendy! È quasi fuori». Un dolore atroce le investì tutto il corpo, bloccandole ogni movimento, e lei ebbe solo la forza di piegare la testa all'indietro, mentre un grido di sofferenza agghiacciante fece tremare la nave. Dopo quell'ultimo sforzo, i dolori cessarono all'improvviso e la cabina si animò del pianto di un neonato. Sfinita ed entusiasta allo stesso tempo, la donna alzò lo sguardo sul medico che l'aveva aiutata a far nascere il suo bambino: teneva tra le braccia il piccolo, sporco di sangue. «Brava!» si complimentò la donna che era stata al suo fianco per tutto il tempo. «È un maschio o una femmina?» chiese Wendy all'uomo: quel particolare le premeva più di ogni altra cosa. Lui la guardò incerto, quasi esitasse a parlare, ma poi si decise a rispondere. «Femmina... ma è bellissima. Somiglia a voi, signora Wendy». La donna non riusciva a crederci: sentì un grosso peso sullo stomaco e per un attimo temette che i dolori le fossero ripresi.




La vendetta dei pirati, Gruppo Albatros Il Filo, pag. 423, €21.50


lunedì 16 aprile 2012

Prepariamoci

Mai tante crisi tutte insieme: clima, ambiente, energia, risorse naturali, cibo, rifiuti, economia. Eppure la minaccia della catastrofe non fa paura a nessuno. Come fare? Ci vuole una nuova intelligenza collettiva. Stop a dibattiti tra politici disinformati o in conflitto d'interessi. Se aspettiamo loro sarà troppo tardi, se ci arrangiamo da soli sarà troppo poco, ma se lavoriamo insieme possiamo davvero cambiare. (da Prepariamoci, Chiarelettere)
  
Prepariamoci. A cosa? Ad un mondo che avrà sempre meno. Ad esempio meno risorse naturali, meno cibo, energia. Ma se dobbiamo prepararci ad un futuro prossimo difficile questo prepararci non può essere un modo per cambiare qualcosa e reinventare un altro way of life, un pretesto per avere un nuovo approccio al mondo?
Ne abbiamo parlato con l’autore del libro Prepariamoci, Luca Mercalli.


Il titolo del libro può essere inteso già come un avviso per il lettore.
E’ più che altro un invito all’azione. Non ho voluto fare una enumerazione dei problemi ma ho voluto trattare delle possibili soluzioni partendo da un mio modello, che metto in pratica quotidianamente.
Il suo allarme ha come base un’analisi della società odierna. A suo giudizio stiamo inseguendo desideri precari e superficiali?
C’è un’ubriacatura di sogni sbagliati, un inquinamento mentale. Abbiamo conquistato e superato con fatica grossi problemi, come la fame, l’igiene, la libertà  e l’istruzione. Ma attenzione, non tutto si ferma qui, esistono ancora altre ‘piaghe bibliche’.
Una società fondata quindi sull’eccesso.
Vede, spendere soldi per un viaggio e un hotel di lusso sfrenato non sono necessità, ma è un eccesso che non ripaga a lunga scadenza.
Il futuro a cui io aspiro, e che propongo nel mio libro, si raggiunge solo ripulendoci dall’eccesso, sbarazzandoci del superfluo. Se no rischiamo in un collasso del sistema.
Come definirebbe il suo libro?
Non un saggio, un libro di narrazione reso vero perché nasce dall’esperienza e questo lo rende agli occhi del lettore credibile e documentato.
 Da dove partire per intraprendere il suo stile di vita?
Entrare nell’ottica che è un modello che non toglie nulla e che non emargina. Avere l’orto, stare attenti ai consumi e ai rifiuti non dà limiti.
Che vantaggi le dà?
Partici ed economici, perché ho deciso di investire nel mio piccolo nucleo. Ho un orto e pannelli solari. Il risparmio energetico, ad esempio, significa bollette meno care e meno ansie per il futuro.
 E poi, se vogliamo, c’è anche un appagamento etico, nel senso so che sto facendo qualcosa che migliora la qualità della vita di tutti noi e anche per quelli che verranno un domani.  
Lasciamo un consiglio pratico per uno stile di vita sano e consapevole?
Contrastare gli sprechi. Chiedersi ogni giorno per le azioni che compiamo ‘sto sprecando?’.
Se si entra in questa ottica tutto poi diventa più semplice.
Ad esempio, uno dei grandi sprechi italiani è la spesa: quando andiamo al supermercato contiamo fino a dieci prima di prendere un prodotto e chiediamoci in quel lasso di tempo se ne abbiamo veramente bisogno o se la nostra necessità deriva dall’influenza della pubblicità.
In ultimo, le sue letture preferite?
Non ho un libro preferito ma mi sento legato ad alcuni autori. Fra gli stranieri Hesse, per la sua vita vicina alla natura e basata sulla semplicità,  mentre fra gli scrittori italiani Fenoglio, Pavese e Mario Rigoni Stern, perché piemontesi come me.

Il cambiamento, quindi, deve partire dalle nostre case (più coibentate), dalle nostre abitudini, più sane e economiche (dal consumo d'acqua, ai trasporti, dai rifiuti alle energie rinnovabili, dall'orto all'impegno civile). Oggi non possiamo più aspettarci soluzioni miracolistiche: meglio dunque tenere il cervello sempre acceso, le luci solo quando servono.

‘Mi interessa molto il futuro, è lì che passerò il resto della mia vita’-  Groucho Marx



Luca Mercalli, torinese, presiede la Società meteorologica italiana e dirige la rivista "Nimbus".
Ospite fisso della trasmissione Rai3 "Che tempo che fa", cura per "La Stampa" la rubrica di meteorologia e clima. Tra i suoi ultimi libri: FILOSOFIA DELLE NUVOLE (Rizzoli 2008), CHE TEMPO CHE FARÀ (Rizzoli 2009), VIAGGI NEL TEMPO CHE FA (Einaudi 2010).
 Il suo libro PREPARIAMOCI  è ancora  in classifica a un anno di distanza dall’uscita.
Prepariamoci, Chiarelettere, 224 pagine, 14 euro.

mercoledì 11 aprile 2012

La meccanica del cuore

Uno, non toccare mai le lancette.
Due, domina la rabbia.
Tre, non innamorarti mai e poi mai.
Altrimenti, nell’orologio del tuo cuore, la grande lancetta delle ore ti trafiggerà per sempre la pelle, le tue ossa si frantumeranno, e la meccanica del cuore andrà di nuovo in pezzi.

Un libro, una delicatissima metafora di cosa è l’amore e le emozioni che ti dona.
Edimburgo, 16 aprile 1874.  Nella notte più fredda del mondo possono verificarsi strani fenomeni. In una casa in cima ad una collina nei pressi della città nasce un bimbo, Jack, con il cuore ghiacciato. Per salvargli la vita la bizzarra levatrice Madeleine (considerata dai compaesani anche strega) gli salva la vita applicandogli un orologio di legno che aiuterà i suo cuore a funzionare correttamente. L’esperimento funziona, Jack cresce in tranquillità ma la protesi ingegnosa ha un limite: le emozioni forti possono essergli fatali.
Ma la vita riserva sempre delle sorprese e il piccolo Jack all’età di  anni incontra l’amore della sua vita: una giovane cantante Andalusa. Il suo cuore ( e il suo orologio) vibra all’impazzata ma il piccolo eroe ha deciso di sfidare la sorte e di cercare il suo amore per dichiararsi. Inizia un viaggio per l’Europa alla ricerca della giovane artista che significherà per Jack innanzitutto maturazione.
Il giovane trova anche un amico prezioso: un illusionista orologiaio che lo  aiuterà quando il suo orologio avrà bisogno di cure. Arrivato a Granata e trovata la sua giovane donna per Jack inizia la vera avventura alla scoperta della meccanica del cuore.   

“Mi scusi per l’intrusione, ma da quando l’ho sentita cantare qualche anno fa,avevo solo un sogno: ritrovarla. Ho attraversato mezza Europa per riuscirci. Mi hanno spaccato un uovo sulla testa e ho rischiato di farmi squartare da un esperto dell’amore con le defunte. Certo, sono una specie di handicappato del grande amore, e non è detto che il mio cuore di fortuna resista al terremoto emotivo che prova quando la vedo, ma di fatto batte per lei”. Ecco cosa muoio dalla voglia di dire. Eppure resto più muto di un’orchestra di lapidi.

Una coinvolgente favola-romanzo, con ambientazioni e atmosfera che ricordano i film di Tim Burton, ritmata dal ticchettio dell’orologio. 
Il passaggio commuovente del libro è la scelta eroica che il piccolo Jack compie, ‘rischio la morte consapevolmente ma scelgo di amare’. E lo fa con estrema passione.  Ed è facile immedesimarsi in lui, giovane uomo alla scoperta della complessità dell’amore.
Perché tutti abbiamo fatto nella vita una scelta coraggiosa per amore, tutti abbiamo provato felicità e sofferenza, tutti siamo stati male perché il nostro cuore-orologio soffriva di rabbia o delusione, tutti siamo andati alla ricerca di un orologiaio-amico che condividesse le nostre emozioni forti o ci aggiustasse in caso di necessità. Perché è una legge universale: tutti, ogni giorno, sperimentiamo la nostra meccanica del cuore.




Mathias Malzieus, nato a Montpellier 1974, è cantante e scrittore, leader dei Dionysos, uno dei migliori gruppi rock francesi. Vive a Parigi.
La meccanica del cuore è il suo terzo romanzo e ha riscosso un grande successo di pubblico e critica in tutto il mondo. Nel 2012 sarà portato sul grande schermo in versione 3D, da Luc Besson.  
La Meccanica del cuore, Feltrinelli, 176 pagine, euro 15

martedì 10 aprile 2012

Rubrica Amarcord: In piedi sull'arcobaleno

Per l'esordio della rubrica Amarcord, in cui rivisitiamo un libro passato, ho scelto un pezzo intramontabile, firmato Fannie Flagg.

…Si chiamava Dorothy, ed era mia madre. Immagino che il momento giusto per cominciare sia il 1946, il posto giusto casa mia, a Elmwood Springs, nel Missouri, una cittadina di provincia di cui probabilmente non avrete mai sentito parlare… 

Quando l’ho letto lavoravo in radio, una delle mie grandi passioni. E scoprire un libro ( no, non avevo letto la trama prima) che parlasse proprio di una radio cittadina - che teneva praticamente unita l’intera comunità - mi ha stregato.
Elmwood Springs, 1946. Ai microfoni della trasmissione più seguita della piccola cittadina c’è Dorothy, che ogni giorno dal suo salotto racconta la sua città. E grazie alla sua voce dolce e squillante che tutti i giorni ci tiene compagnia impariamo presto ad affezionarci agli altri caratteristici personaggi : Bobby, il suo amato figlio di dieci anni, destinato a vivere migliaia di vite, la maggior parte immaginarie; il carismatico Hamm Sparks, che inizia vendendo trattori e finisce a vendere se stesso come politico, amato da due donne diverse come il giorno e la notte; Beatrice Woods, la ragazza cieca dalla voce angelica; e la favolosa Minnie Oatman, voce solista del locale coro gospel.
Giorno dopo giorno le sue trasmissioni  tengono compagnia grazie a  storie irresistibili,  piccoli drammi, pettegolezzi, stranezze dei vicini di casa, episodi esilaranti, tutti intrecciati a formare la memoria di una piccola provincia americana e di una grande nazione in perpetuo cambiamento. Dorothy e la sua famiglia attraversano i decenni tra i Quaranta e i Novanta in questa vivace e irresistibile comunità del Missouri, in compagnia di una colorita schiera di personaggi stravaganti, dolci e pieni di umanità, che ci parlano con semplicità dei valori autentici dell'esistenza.

“Buongiorno a tutti!” Esordì Neighbor Dorothy. “Stamattina non vedevamo l’ora di andare in onda: abbiamo un mucchio di belle notizie e scalpitiamo dalla voglia di comunicarvele. Ma prima vi chiederò una cosa: il vostro sapone in polvere vi fa per caso starnutire? Perché Squatzie Kittrel di Silver Spring, Maryland, ci scrive: “Con Rinso lavo i miei capi in una ricca schiuma, le mani non si arrossiscono e non starnutisco mai”. Quindi ricordate: Rinso, il sapone in polvere che non provoca allergie e dà un bianco assolutamente smagliante”.  

Sì, il giorno dopo che ho finito di leggerlo mi sono sentita un po’ Dorothy mentre al mattino, dalla radio locale della mia città, salutavo i miei pochi, ma assidui ascoltatori.



Fannie Flagg ha esordito a 19 anni come autrice e produttrice televisiva. È stata attrice e sceneggiatrice per la tv, il teatro, il cinema. Si è affermata come scrittrice con Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop (Sonzogno, 1992), divenuto un film di successo.
In piedi sull’arcobaleno, Bur, euro 8,90

sabato 7 aprile 2012

Zia Mame

Andiamo a riscoprire un libro alla settimana. E’ la volta di Zia Mame, un libro a mio giudizio da leggere almeno una volta nella vita, uno dei libri più belli che abbia letto, per la caratterizzazione del personaggio principale, Zia Mame.
Ma andiamo con ordine. Immaginate di essere un ragazzino di undici anni nell'America degli anni Venti. Immaginate che vostro padre vi dica che, in caso di sua morte, vi capiterà la peggiore delle disgrazie possibili, essere affidati a una zia che non conoscete. Immaginate che vostro padre – quel ricco, freddo bacchettone – poco dopo effettivamente muoia, nella sauna del suo club. Immaginate di venire spediti a New York, di suonare all'indirizzo che la vostra balia ha con sé, e di trovarvi di fronte una gran dama leggermente equivoca, e soprattutto giapponese. La dama è Zia Mame.
Immaginate la paura che vi percorre il corpo in quel momento. Il pensiero di quel ragazzino undicenne, giustamente è ‘di male, in peggio: o fuggo o mi cerco un altro tutore’.
Ma si sa a volte le apparenze ingannano. Intorno a zia Mame ruota un mondo assolutamente ironico, fantastico, frenetico, quasi surreale ma che a qualcosa che ridona il sorriso a quel bambino solo: è quasi magico. Personaggi sopra le righe che si alternano in un crescendo di vicende abilmente legate da Dennis in cui il filo conduttore è sempre lei, Mame.

Ma Patrick, caro, sono tua zia Mame!

Zia Mame vacillò. Non diceva mai quanti anni aveva, e i suoi documenti, all'apposita voce, riportavano solo la dicitura «maggiorenne», cui nessuno trovava mai da ridire. Sospetto che all'epoca fosse tra i trentacinque e i quaranta, ma ne dimostrava molti di meno

E’ uno di quei libri di cui, una volta finito, ne ho sentito subito la mancanza. Sì, di lei, di Mame. Perché conoscendola, pagina dopo pagina l’unica cosa che potrete fare è affezionarvi  tanto da voler sul finale abbracciarla e dirle Grazie zia.
Ho già in libreria il seguito scritto da Dennis, Intorno al mondo con zia Mame. E’ lì da un po’, voglio leggermelo con calma, in un momento in cui posso godermelo. Non voglio sprecarlo per una lettura veloce o interrotta. Magari la prossima estate lo prendo in mano.  Forse è il momento buono. Perchè zia Mame è unica come personaggio letterario.  Ti cattura, inesorabilmente per una caratteristica insostituibile: è piena di vita.



Patrick Dennis è uno degli pseudonimi di Edward Everett Tanner III, nato a Evanston (Illinois), nel 1921. Come Patrick Dennis firmò nel 1955 Zia Mame, vendendo più di due milioni di copie e nel 1956 Guestward, Ho! (Gli ospiti), da cui venne tratta una serie televisiva.  Nel 1961 un nuovo libro, a firma Dennis, ottenne un successo pari Zia Mame,  Little Me. Le memorie intime di Belle Poitrine, intelligente parodia del mondo hollywoodiano e del nascente culto delle celebrità, accompagnata da centinaia di fotografie di Chris Alexander.

Zia Mame, Adelphi, pp. 380, € 19,50.


venerdì 6 aprile 2012

La voce invisibile del vento

La prima cosa che mi ha colpito di questo romanzo, ancor prima di leggerlo, è la copertina. Non riuscivo a togliermi dalla testa l’analogia con il libro precedente scritto dalla Sanchez, Profumo delle foglie di limone: una donna sola, a piedi nudi, l’acqua di fronte a sé. Solo i colori diversi: nel primo libro le tonalità sono sul verde, nel secondo marroni. Questa sorta di ‘analogia visiva’ della copertina, un po’ come un filo conduttore fra i due libri, mi ha fatto pensare.
 Clara Sánchez torna con un romanzo dalla forza dirompente. La voce invisibile del vento racconta una storia di fiducia e di perdono, di colpa e di memoria individuale, di amore e di segreti.

Spagna, località di Las Marinas. La luce si è ritirata verso qualche luogo nel cielo. Il buio della notte
avvolge le viuzze del paese e il mare è nero come la pece.
Julia ha perso la strada di casa: è circondata dal silenzio e sente solo la voce del vento che soffia
dal mare, e profuma di sale e di fiori. Non ricorda cosa sia successo: era uscita a prendere del latte per suo figlio, ma sulla strada del ritorno all’improvviso si è ritrovata in macchina senza soldi, documenti e cellulare. In pochi minuti quella che doveva essere una vacanza da sogno si è trasformata in un incubo. Per le strade non c’è nessuno, le case sulla spiaggia sembrano tutte uguali e Julia non riesce a ritrovare l’appartamento nel quale l’attendono il marito Félix e il figlio di pochi mesi. Prova a contattarli da un telefono pubblico, ma la linea è sempre occupata. Tutto, intorno a lei, è così familiare eppure così stranamente irreale. Tra le vie oscure e labirintiche c’è solo una luce, quella di un locale notturno. A Julia non resta altra celta che raggiungerlo, nella speranza di trovare qualcuno che l’aiuti. Qui, quasi ad aspettarla, c’è un uomo, un tipo affascinante, con la barba incolta e l’accento dell’Est Europa, che sembra sapere tante, troppe cose su di lei. Si chiama Marcus: Julia ha la sensazione di averlo già incontrato da qualche parte. Fidarsi di lui è facile. Eppure Marcus non è quello che sembra e nasconde qualcosa, come ha appena scoperto anche Félix, che sta cercando in tutti i modi di riavere Julia con sé.

Conosci la voce del silenzio? Ti fidi del buio? Ti fidi di te stesso? Devi trovare una risposta, o sarà troppo tardi.

Nuovamente la Sanchez dà vita ad un personaggio femminile che si trova da solo, una donna che deve far i conti con la sua maternità, che ha di fronte una persona che apparentemente pensa di conoscere ma che non sa cosa può nascondere. E, soprattutto, deve fidarsi. Ma di chi? Delle persone che ha vicino? No. Si deve fidare della voce invisibile del vento.




Clara Sanchez vive a Madrid e ha raggiunto la fama mondiale con il bestseller Il profumo delle
foglie di limone, vincitore del premio Nadal, in cima alle classifiche di vendita per oltre un anno.
Tra i suoi romanzi inediti in Italia, Últimas noticias del paraíso ha vinto il Premio Alfaguara nel
2000.
La voce invisibile del vento, Garzanti, Pagine 368 – Euro 17,60

giovedì 5 aprile 2012

Tre volte all'alba

Ovvero un nuovo incontro con Baricco. Due personaggi, tre momenti, tre incontri unici ed irripetibili. Il filo conduttore è spazio-temporale, il medesimo nelle tre parti del libro: l’alba e la hall di un albergo.
L’autore spiega come è nato questo libro a pochi mesi dall’uscita di un’altra sua opera, Mr. Gwyn: "Nell'ultimo romanzo che ho scritto, Mr Gwyn, si accenna, a un certo punto, a un piccolo libro scritto da un angloindiano, Akash Narayan, e intitolato Tre volte all’alba. Si tratta naturalmente di un libro immaginario, ma nelle immaginarie vicende là raccontate esso riveste un ruolo tutt’altro che secondario. Il fatto è che mentre scrivevo quelle pagine mi è venuta voglia di scrivere anche quel piccolo libro, un po’ per dare un lieve e lontano sequel a Mr Gwyn e un po’ per il piacere puro di inseguire una certa idea che avevo in testa. Così, finito Mr Gwyn, mi son messo a scrivere Tre volte all’alba, cosa che ho fatto con grande diletto’.
La cosa che maggiormente affascina di questo libro sono queste tre modalità di incontro unico in momenti temporali diversi: “La vita ti condanna a non poter sapere tutto della persona che hai davanti, ad esempio non potrai mai sapere com’era quando era bambino il tuo compagno o la tua compagna. Il libro esce da questo schema vendicandosi di questo limite che la vita ti pone e regalando uno spaccato di verità. Penso alla mia esperienza, cosa sarebbe poter incontrare mio nonno da giovane e io da vecchio?”.
L’alba, il momento del sospeso, e la hall degli alberghi, gli elementi di unione di questi tre episodi: “Personalmente adoro la hall degli alberghi e per quanto riguarda l’alba è passaggio della giornata che non mi appartiene perché carburo con lentezza ma la considero è un momento in bilico, come tanti altri miei scritti hanno questo senso del non equilibrio – esempio Novecento, creare delle terre di confine in cui creare uno storia”.

Guardava quella casa, davanti a sé, e pensava alla misteriosa permanenza delle cornice nella corrente mai ferma della vita. Stava pensando che ogni volta, vivendo con loro, si finisce per lasciare su di loro come una mano leggera di vernice, la tinta di certe emozioni destinate a scolorare, sotto il sole, in ricordi 

Baricco sviluppa questo libro diviso in tre parti grazie a dialoghi concitati che danno quel senso di irrequietezza dell’attimo unico e che fugge. Un attimo effimero che scappa, come se fuggisse qualcosa. Forse è la notte che fugge e che fa svanire questo mondo fantastico in cui sono ambientati questi tre irripetibili incontri. Come un sogno, in cui tutto può accadere ma necessariamente deve finire nelle prime ore della giornata, nel momento in cui tutto diventa reale: l’alba.


Alessandro Baricco, torinese, è nato nel 1958. Ha scritto saggio e romanzi tradotti in tutto il mondo.
Tre volte all’alba, Feltrinelli, 94 pagine, 10 euro.  

mercoledì 4 aprile 2012

The Help

Non è propriamente una novità editoriale, sono onesta non l’ho letto appena uscito. L’ho scoperto di recente, addirittura dopo l’enorme successo del film (premio Oscar nella categoria ‘Miglior attrice non protagonista’ e nomination nella categoria ‘Miglior attrice protagonista). Ma è stato talmente bello leggerlo che non potevo non dedicargli uno spazio.
Il libro parla di donne e di diversità, di genere, di opportunità, di ceto sociale, di colore.
Siamo negli anni ’60 a Jackson, Mississippi, una delle città con il più alto tasso di crimine fra bande. Le donne bianche fanno figli, arredano le grandi case, socializzano con le amiche, curano le pubbliche relazioni per la famiglia e giocano a carte. Gli uomini bianchi lavorano e mantengono la propria famiglia facendo carriera. Le donne di colore accudiscono i figli delle donne bianche, badano alla casa, organizzano la giornata, cucinano, in sintesi sono il loro aiuto. In questa cornice emergono due donne di colore, Aibileen e  Minny, e una donna bianca, Skeeter. Il loro incontro porterà a qualcosa di straordinario quanto commovente. Nonostante le difficoltà porteranno avanti un impegno che le indirizzerà verso la libertà, una vera e propria battaglia per di diritti umani condotta con tenacia e punte di ironia.

‘A volte il coraggio salta una generazione, e tu lo hai riportato nella nostra famiglia’

E guarda caso proprio un libro sarà strumento di cambiamento, di persuasione, di riconoscimento.
Un mondo per voltare pagina, o semplicemente andare avanti con molta più sicurezza che ci può essere un futuro differente. Un libro, un aiuto.




Kathryn Stockett è nata a Jackson capitale dello stato americano del Mississippi. Dopo la Laurea in Inglese e Scrittura Creativa presso l’University of Alabama, si è trasferita a New York dove ha lavorato nell’editoria e nel marketing dei periodici. Ora vive ad Atlanta, con il marito e la figlia, dove sta lavorando al suo secondo romanzo.

The Help, Mondadori, 521 pagine, 18 euro 


martedì 3 aprile 2012

Senza pensioni

Sì, io faccio parte di quella fantastica classe di giovani (non troppo..) per cui la pensione è solo un miraggio lontanissimo. Miraggio e punto. E quando parlo (le pocchissime volte) di pensioni con conoscenti, addetti ai lavori, amici mi scaldo subito. Perché lo reputo un problema ‘a circolo vizioso’. Per questo mi ha colpito immediatamente il titolo di una delle novità dell’editore Chiarelettere Senza pensioni, libro scritto da Walter Passerini e Ignazio Marino.
Secondo gli autori la situazione è molto peggio di quanto ci possiamo immaginare “La colpa è stata il silenzio e la rimozione, fin a partire dal gennaio 1996, data nella quale è entrata in vigore la riforma delle pensioni e l’avvento del metodo contributivo. Ora tutto è  cambiato di colpo e molti stanno pagando: in particolare i lavoratori precoci, quelli in mobilità, i precari, le donne e quelli del 1952” spiegano Passerini e Marino “C'è molta discussione e confusione sotto il cielo previdenziale. La linea Maginot dei 40 anni di contributi  è crollata, costringendo chi ha cominciato a lavorare sin dalla giovane età  a restare al lavoro per altri anni, fino al compimento della nuova età minima di vecchiaia (66 anni) o della nuova anzianità (42,1 e 41,1 anni). A farne le spese saranno soprattutto operai e artigiani che cominciano presto a lavorare e svolgono lavori pesanti”.  Il tono con cui proseguono gli autori è allarmante ma chiaro ed onesto: ‘” Non si può fare cassa con le pensioni. I benefici e i risparmi ottenuti aumentando l’età pensionabile e trattenendo le persone più a lungo sul luogo di lavoro vanno utilizzati per favorire l’ingresso di giovani e donne nel mercato del lavoro. Altrimenti lo sbilancio entrate e uscite si ripresenterà quanto prima. Solo così si potrà evitare il conflitto generazionale e di genere”.
Davanti alla parole degli autori continuo a pensare, alla mia pensione, alla pensione dei miei coetanei, e di quelli più giovani di me. Ma pensando al paese dove vivo le uniche parole che continuano a risuonarmi come un martello nella testa sono ‘circolo vizioso’.

Tutto da rifare: prima che scoppi uno scontro generazionale e sociale, bisogna investire sui giovani facendoli entrare molto prima nel mercato del lavoro, ed eliminare le iniquità tra lavoratori dipendenti e le molte categorie di lavoratori autonomi che questo libro denuncia.

Oggi, come sempre, davanti a questa situazione sono abbastanza senza parole. Oltre ad avere la certezza quasi matematica di essere senza pensioni.



Ignazio Marino lavora presso la redazione di “Italia Oggi” e si è sempre occupato di previdenza.
Walter Passerini, giornalista specializzato in economia, ha ideato e diretto “Corriere Lavoro”, settimanale del “Corriere della Sera”. Attualmente cura “Tuttolavoro”, inserto de “La Stampa” dedicato all’economia e al lavoro.
 Senza Pensioni (Chiarelettere, Collana Reverse, pp. 192, euro 13,90).  


lunedì 2 aprile 2012

Il Gambero Equo

 No, no. Non è un pesce d’Aprile in ritardo. E’ il titolo di una delle nuove guide di Altreconomia Edizioni, un viaggio attraverso 200 ristoranti, locali, osterie, trattorie, bistrot, caffè, burrifici, chioschi italiani con un attenzione all'ambiente e alle persone. Locali in cui, secondo l’autore Umberto di Maria, ci si può sedere a tavola e nutrirsi di incontri, di prodotti, di Terra, simbolo di libertà, biodiversità, di unicità di territori, della cultura che li ha resi ricette e tradizioni, del sapere italiano di mettere insieme percezioni, sapori, metodi, gusto dello stare a tavola con lo sguardo, con le parole e i propri pensieri.
La guida si suddivide in 4 sezioni: il menù parte dai ristornati a km 0, che utilizzano prodotti del proprio orto o dell’azienda agricola confinante, a filiera corta; la seconda sezione riguarda la provenienza biologica dei prodotti portati in tavola; la terza è dedicata al cruelty free, ovvero a chi rispetta tutti i viventi senza cucinarli; l’ultima e quarta parte è incentrata sull’equo e solidale, ovvero qui si può trovare le recensioni dei ristoranti e locali che ti possono offrire una ottima torta fatta con zucchero di canna con cacao equosolidale.
Locali che hanno scelto un proprio e alternativo way of life da condividere con i propri ospiti mantenendo un livello di qualità del cibo proposto molto elevato.
L’ho trovato interessante innanzitutto per il gioco di parole del titolo (che richiama il famosissimo Gambero Rosso) e poi perché è una curiosa e valida alternativa in mezzo alle tantissime guide ai locali del nostro paese.

Quello che tieni insieme questo viaggio tra tavoli, posate e pentole è una parola sola: anima

Anima del cibo, la nostra anima, ovvero quanto possiamo stare bene in un ristorante, dall'accoglienza, all'ambiente e atmosfera, alla cortesia alla qualità del cibo proposto.
Per farsi veramente coccolare.



Umberto Di Maria è un abile cuoco e viaggiatore a piede libero, di professione giornalista. Si è occupato di progetti editoriali sociali e di turismo di comunità. E fra i fondatori del movimento di critica del turismo e dell'evento 'Fa' la cosa giusta!'.
Il gambero equo, 160 pagine, 10 euro, in libreria da Aprile 2012.