Ho fra le mani un saggio presentato domenica scorsa, 25 marzo, a Pavia presso il Castello Visconteo - nell'ambito delle iniziative sulla scrittura al femminile dell'Assessorato alle Pari Opportunità, in collaborazione con l'Associazione Jonas Onlus Pavia "La scrittura come vestito - pagine di donne tra romanzo e psicanalisi". Il titolo Il Taglio femminile, ripubblicazione del saggio di Eugénie Lemoine –Luccioni curata da Ombretta Prandini (et al./Edizioni, 20 euro) .
Inutile dirvi che non è una lettura come tante altre. E’ un saggio e come tale va preso, guardato, letto, pensato, riletto, lasciato lì, ripreso e così via. Giusto perché abbia un senso. L'analisi si concentra sulla donna, sulla propria femminilità, e di riflesso sull’uomo. Un libro per addetti ai lavori: forse sì, ma credo che ci sia tanto e per tutti. Vista la vastità e la complessità del tema la lettura presuppone un esercizio, uno sforzo, a cui non siamo abituati, oggi come oggi: va gustato, assaporato e masticato con calma. Con quella lentezza che è importante e va recuperata.
Dalla prefazione di Ombretta Prandini: "Salutiamo l'impresa della ripubblicazione di questo testo pensandolo anche come una nuova feconda occasione per provare a intrecciare, anche conflittualmente, le vicissitudini della psicoanalisi e del pensiero femminile contemporaneo, poiché l'una e l'altro appaiono essere i terreni d'esperienza e ricerca tra i più propositivi nel mondo contemporaneo".
“Nella vita non c’è niente da attendere; la sola cosa che si può attendere è la morte. Il resto, è da fare”.
Questa è una delle frasi che Eugénie Lemoine – Luccioni amava dire.
Ho letto introduzione e prefazione del libro. Poi sono arrivata alla frase che ho riportato della Lemoine-Luccioni.
Ho bisogno di masticare.
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